Frate Umile – 2 parte.

Mentre Lucantonio pascolava i propri bovi, per tre volte sentì una voce chiara e distinta che gli disse: “Lucantonio, io voglio essere da te servito.”

Lucantonio da prima provò timore ma subito sentì infondersi il coraggio necessario a prendere la decisione. Le stesse parole furono udite anche dal Parroco Solima e quando Lucantonio, a sera si recò da lui per raccontargli il fatto prodigioso, lo rimproverò: “Poltrone! Sentiste oggi quelle voci; e perché non lasciaste subito i bovi, e veniste da me per eseguire la volontà del Signore?” Lucantonio confuso s’incolpò anche di questa mancanza, seppur involontaria, e si dichiarò pronto a seguire le volontà del Signore.

Ottenuta anche la benedizione della madre, dimostratasi in un primo momento restia a concederla, partì per il Convento dei Minori Riformati di Dipignano, ove si trovava in quell’epoca il P. Ministro Provinciale. Durante il cammino il Maligno, sotto forma di un giovane cortese, tentò con espressioni vivissime e crude di dissuadere Lucantonio dalla sua Santa risoluzione. Lucantonio, invocando l’aiuto divino, si fece il segno della Croce e il compagno di viaggio scomparve in un baleno. Raggiunto il Convento di Dipignano, si presentò umilmente al P. Provinciale, il quale lo spedì al Convento di Misuraca dove, in quel tempo, erano formati i novizi di quell’ordine.

Durante il noviziato si diede alla continua meditazione e alla penitenza asprissima; digiunava di continuo e quasi sempre a pane e acqua; dormiva poche ore e sulla nuda terra. Sempre pronto a superare ogni prova cui era sottoposto. Osservava talmente il silenzio che nel corso dell’anno di noviziato si potevano contare sulle dita di una mano le parole pronunciate da lui.

Al termine dell’anno di noviziato i suoi superiori che, per verificarne le virtù, lo avevano mortificato in pubblico e in privato caricandolo d’ingiurie e attribuendogli alcune mancanze, decisero di non accettarlo nell’ordine perché Lucantonio non fu in grado di recitare a memoria il testo della regola di San Francesco. Abbattuto e rammaricato, si recò nella Chiesa e inginocchiato innanzi all’altare maggiore, chiese consolazione all’immagine della Madonna. Nascosto dietro al coro, Padre Benedetto di Cutro, guardiano del convento, partecipò al prodigio che avvenne in quel momento. L’immagine della Madonna rassicurò Lucantonio dicendogli: “Non ti sgomentare, o figlio: mia sarà la cura di renderti consolato”. Se Lucantonio tenne per sé questo favore, il guardiano del convento invece corse a raccontare il portento ai suoi superiori. Il giorno successivo Lucantonio, interrogato pubblicamente, ripeté con voce franca e spedita tutto il testo della regola, ottenendo di essere ammesso nell’Ordine dei Frati Riformati e divenendo Frate Umile.

Chiesa Riforma
Convento della Riforma di Bisignano. Immagine tratta dal sito www.santumile.com

Frate Umile fu inviato al convento di Bisignano, ove fu accolto dai Frati e dai concittadini con gran giubilo, per le notizie ricevute circa la sua santa condotta nel convento di Misuraca. Si diede ad una vita penitente e rigida, osservando rigorosamente le regole dell’Ordine. Il tempo “libero” lo consumava nel coro, o nella chiesa pregando.

Nel ripulire il giardino , come gli ordinò il superiore del suo convento, Frate Umile scoprì una grotta, in fondo alla quale rinvenne una vena di acqua limpidissima che divenne subito dopo miracolosa. In questa grotta Frate Umile, con licenza del superiore, si ritirava, anche in tempo di notte, per raccogliersi in preghiera, anche se spesso fu distolto da quest’intento da apparizioni infernali le quali lo flagellavano, lo battevano e lo trascinavano per tutto il giardino, lasciandogli per più giorni dei lividi sul volto.

Frate Umile dimorò anche in altri conventi della Provincia ed in particolare nei conventi di Cosenza, Dipignano, San Lorenzo del Vallo, San Marco, Pietrafitta, Figline e Rossano, dove con la carica di giardiniere, dove con quella di cercatore o di canovaio (magazziniere). Il motivo di tanti spostamenti è da ricercare nel fatto che Frate Umile, suo malgrado, attirava presso i conventi ove dimorava un gran numero di persone a raccomandarsi alle sue preghiere, le quali non sempre si comportavano con discrezione e prudenza, recando così disturbo alla quiete religiosa  ed al silenzio monastico. Accompagnò anche il Padre Provinciale nelle sue visite ai conventi della Provincia, e viaggiò anche al di fuori di essa e del Regno.

Ma prima di introdursi in tali racconti è necessario rivelare i fenomeni che accompagnarono Frate Umile in ogni suo viaggio o spostamento. La Calabria è percorsa da numerosi fiumi, molti dei quali, ai tempi in cui viveva Frate Umile, erano sprovvisti di ponti e durante l’inverno diventano molto pericolosi da attraversare. Al passaggio di Frate Umile le acque dei fiumi si arrestavano lasciando asciutto il tratto per cui egli doveva passare. All’inizio questo prodigio recò stupore a chiunque lo abbia visto o ne abbia avuta notizia, ma il ripetersi del prodigio non destò più sbalordimento. Di questo prodigio non se ne approfittò Frate Umile, cercando sempre, a costo di percorrere anche una strada più lunga, di attraversare i corsi d’acqua servendosi dei ponti o di quello che da ponte funzionava. Infatti dovendo attraversare il fiume Neto, pieno a causa delle copiose piogge cadute nei giorni precedenti, si servì della una trave, quasi rotonda, fissata alle sue sponde sotto due ammassi di pietre buttate lì senza calcina, che serviva da ponte. Sopra questa trave passò Frate Umile con leggiadria e prontezza che sembrò quasi volasse sulle acque.

Un’altra cosa straordinaria che accadeva sempre fu appunto che viaggiando sempre a piedi e per luoghi paludosi, in tempo d’inverno per strade impraticabili e piene di fango, non s’imbrattò mai i piedi o la tonaca e soprattutto non fu mai bagnato dalla pioggia. Questo accadeva anche a coloro che lo accompagnavano o che egli spediva in qualche luogo. Infatti recatosi dal convento di Bisignano a quello di San Fili insieme a un terziario, chiamato Frate Tommaso, il quale doveva rientrarvi a sera. Quando fece per incamminarsi cominciò a piovere dirottamente tanto che Frate Tommaso decise di non partire. Frate Umile lo convinse a ripartire assicurandolo alla divina provvidenza, per cui Frate Tommaso arrivò al convento di Bisignano camminando sotto la pioggia dirotta e continua senza bagnarsi, con stupore suo e dei Frati che lo videro arrivare al convento. Altra cosa straordinaria fu il dono dell’estasi e dei rapimenti, dai quali solo la voce dell’ubbidienza lo riscuoteva. Un giorno d’estate, mentre zappava l’orto nel convento di Cosenza, al rintocco della campana che indicava l’elevazione dell’Ostia nella messa, venne rapito in Dio con tutta la zappa e sollevato da terra rimase fino a sera. Nel convento di Bisignano, una delle tante volte, si mantenne in quest’atteggiamento per ben ventidue ore consecutive.

Padre Giovanni Maria da Genova, Visitatore Generale, volle accertarsi delle virtù di Frate Umile recandosi al Convento di Bisignano. […]

LG


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