La Guardia alla Frontiera

Istituzione e organizzazione

Guardia alla Frontiera.

Dalla costituzione del Regno d’Italia fino al 1938, la difesa del confine terrestre era stata  affidata alla Regia Guardia di Finanza, ai Carabinieri Reali, alla Milizia Confinaria e ai Reparti Alpini. Dopo innumerevoli studi venne istituito, con il Regio Decreto Legge n° 833 del 28 aprile 1937, un Corpo speciale che aveva il compito appunto di vigilare la linea di confine in modo permanente. Questo Corpo era la “Guardia alla Frontiera”.

La Guardia alla Frontiera era già operativa negli anni precedenti al Decreto Istitutivo; infatti, secondo Massimo Ascoli, autore del libro “La difesa dei confini”, la Guardia alla Frontiera venne tenuta nascosta, proibendo di parlarne, di apporre targhe o cartelli con la denominazione dei Reparti (o meglio del Settore); la corrispondenza veniva inviata ad indirizzi mascherati, e addirittura venivano distrutte tutte le disposizioni superate. Per questo motivo rimangono dei vuoti documentali sulla nascita di questo Corpo Speciale.

Con la pubblicazione sul giornale quotidiano “Il Resto del Carlino” del 21 marzo 1936 dell’articolo “Nessuna sorpresa possibile”, nel quale il Generale Baistrocchi dichiara che “la sistemazione della frontiera sin dal tempo di pace organizzata in settori armati e costantemente presidiata con truppe speciali è anch’essa un fatto compiuto […]”, si è avuto sentore che il Corpo fosse già organizzato ben prima dell’uscita del Regio Decreto istitutivo.

Il foglio Matricolare dei miei nonni conferma sia la teoria della segretezza di cui parla Massimo Ascoli nel suo libro, sia che l’organizzazione del Corpo sia avvenuta prima del Decreto Istitutivo. Infatti sulla documentazione matricolare in mio possesso, pur essendo indicato il settore di appartenenza, non è mai riportata la sede effettiva di servizio, anche quando, uno dei due viene inviato a Tobruch, nell’attuale Libia, nel XXXII settore. Inoltre, lo stesso avo, già nel 1935 fu assegnato al IV Settore della Guardia alla Frontiera, confermandone l’operatività fin da quel tempo.

Questo Corpo Speciale comprendeva 8 comandi, 27 settori, 7 reggimenti d’artiglieria, 20.000 uomini, 1.000 fortificazioni, 6.000 mitragliatrici, 1.000 mortai, 100 cannoni contro carro 47/32, ed un’altra migliaia di altri cannoni di medio e piccolo calibro (75/27 e 149/35).

La Guardia alla Frontiera era composta da unità di Fanteria, di Artiglieria e del Genio:

  1. Le unità della fanteria comprendevano:
    • capisaldi e gruppi di capisaldi, cioè un elemento fortificato;
    • centri, ossia opere fortemente protette che permettevano la sopravvivenza degli uomini al suo interno anche in caso di accerchiamento da parte del nemico per svariate settimane;
    • appostamenti protetti, che a differenza dei centri non permettevano la sopravvivenza della truppa in caso di accerchiamento;
    • nuclei campali, ossia le unità destinate al funzionamento di mitragliatrici, cannoni, mortai d’assalto collocati allo scoperto o in postazioni semplici.
  2. Le unità dell’artiglieria comprendevano
    • “Batterie Sempre Pronte” (S.P.) che potevano entrare in azione in qualsiasi momento, anche in tempo di pace, e depositi.
  3. Il reparto misto del genio comprendeva al suo interno tutte quelle specialità (elettricisti, telegrafisti, fotofonisti, telefericisti ecc.) che potevano permettere alla Guardia alla Frontiera di svolgere regolarmente tutte le attività previste.

La Guardia alla Frontiera ha svolto le proprie attività di servizio anche nei territori d’oltremare, ovvero in Albania e in Libia.

 Evoluzione dell’uniforme.

Guardia alla Frontiera - Uniforme

L’uniforme era la stessa della fanteria, berretto e bustina M34, fregio dell’arma di appartenenzaGuardia alla Frontiera - Uniforme (fanteria, artiglieria, genio) al quale era applicato un tondino verde oliva con il numero romano del settore di appartenenza. Il colletto della giubba era bordato del colore dell’arma di appartenenza (rosso scarlatto per la fanteria, giallo arancio per l’artiglieria, cremisi per il genio). Sui pantaloni degli ufficiali era “disegnata” una riga del colore dell’arma di appartenenza in mezzo a due bande di colore nero.  Dal 1938, visto anche il luogo d’impiego, ovvero l’arco alpino, la Guardia alla Frontiera adottò il cappello alpino, con fregio e nappina del colore della specialità di appartenenza, ma privo della penna nera.

I miei nonni, la Guardia alla Frontiera e una particolare coincidenza.

Analizzando i documenti matricolari dei miei nonni, paterno e materno, è risultato che entrambi hanno svolto il servizio militare nella Guardia di Frontiera.

Il primo, Luigi:

  • dal 02 aprile 1935 al 17 settembre 1935, era nel 29° Reggimento Fanteria;
  • dal 18 settembre 1935 al 30 settembre 1935, viene trasferito al 63° Reggimento Fanteria, IV Settore della Guardia alla Frontiera;
  • dal 1° ottobre 1935 al 3 settembre 1936, transita nel 92° Reggimento Fanteria, IV Settore della Guardia alla Frontiera;
  • dal 30 agosto 1938 al 30 aprile 1940, viene richiamato alle armi ed inviato con il 40° Reggimento Fanteria al 32° Settore/B a Tobruch, in Libia;

Il IV settore è quello che va dal Passo di Vanclava al Monte Granero, nel 1938 era suddiviso in due sotto settori che avevano sede rispettivamente a Casteldelfino e a Crissolo. A loro volta i sotto settori erano così suddivisi:

  • Il IV settore/A era suddiviso nei seguenti capisaldi:
Gruppo “Varaita di Bellino” 44° Caposaldo “Varaita del Rui”
Gruppo “Varaita di Chianale” 45° Caposaldo “Chianale”
Gruppo “Chianale” 46° Caposaldo “Soustra”
Sbarramenti arretrati Sbarramento Arretrato di Casteldelfino

 

  • Il IV settore/B era suddiviso nei seguenti capisaldi:
Gruppo “Monviso” 47° Caposaldo “Traversette”
Caposaldo “Crissolo”

Nel 1939 il XXXII Settore, con sede a Tobruk, che faceva parte del Comando della Guardia alla Frontiera del XXI Corpo d’Armata “Tobruk”, ed era articolato su Deposito settoriale, sotto settori di copertura, Raggruppamenti d’artiglieria, Battaglione mitraglieri, Reparto genio e servizi. Ma non ho trovato altre informazioni sui Reparti della Guardia alla Frontiera nell’Africa Orientale Italiana (Libia).

Il nonno materno, Rosario, ha svolto il servizio militare come di seguito indicato:

  • dal 13 maggio 1937 al 30 marzo 1938, ha svolto il servizio militare nel 33° Reggimento Fanteria;
  • dal 31 marzo 1938 al 20 Agosto 1938, ha svolto il servizio con il 7° Reggimento Artiglieria al III Settore della Guardia alla Frontiera.

Il III settore è quello che va dal Ponte Negri al Passo di Vanclava, nel 1939 era suddiviso in due sotto settori che avevano sede rispettivamente a Vinadio e a Sambuco. A loro volta i sotto settori erano così suddivisi:

  • Il III settore/A, con sede a Vinadio, era suddiviso nei seguenti capisaldi:
I Gruppo “Moravaccera – Mercera” 1° Caposaldo “Mercera”
2° Caposaldo “Rubina”
3° Caposaldo “Lupo – Lombarda”
II Gruppo “Ciastiglione – San Salvatore” 4° Caposaldo “Monte San Salvatore”
5° Caposaldo “Crosillias”
6° Caposaldo “Fondo Val Ciastiglione”
7° Caposaldo “Lausfer”
III Gruppo “Collalunga – Barbacana” 8° Caposaldo “Passo Collalunga”
9° Caposaldo “Cima Collalunga”
10° Caposaldo “Barbacana”
11° Caposaldo “Ischiatore”
Sbarramenti arretrati Sbarramento di Moiola

 

  • Il III settore/A, con sede a Sambuco, era suddiviso nei seguenti capisaldi:
IV Gruppo “Fondo Stura – Sant’Anna” 12° Caposaldo “Baraccone”
13° Caposaldo “Pianche”
14° Caposaldo “Vinadio”
V, VI, VII Gruppo 15° Caposaldo “Piz”
16° Caposaldo “Stau – Panieris”
17° Caposaldo “Prati del Vallone”
18° Caposaldo “Becco Rosso”
19° Caposaldo “Preinardo”
20° Caposaldo “Barricate”
21° Caposaldo “Servagno”
22° Caposaldo “Terra Rossa”
23° Caposaldo “Replatetta”
VIII Gruppo “Regione Mulo” 24° Caposaldo “Gardetta – Oserot”
25° Caposaldo “Bandia Servagno”

Come già detto la documentazione matricolare, a causa della segretezza imposta sull’operatività della Guardia alla Frontiera, non chiarisce quale sia stata l’effettiva sede di servizio dei miei nonni.

Perciò ho ricercato le sedi dei Reggimenti in cui hanno militato trovando solo queste notizie sui reggimenti in cui ha militato Luigi:

  • Il 29° Reggimento Fanteria dal 1929 fino alla fine della Seconda Guerra Mondiale ha sostituito il 9° Reggimento Bersaglieri nella caserma “Carlo Alberto” di Asti.
  • Dal 1921 il 92° Reggimento Fanteria sostituì i Bersaglieri nella caserma “Montegrappa” di Torino.

Per quanto riguarda Rosario, ricordo che mi raccontò di essere stato in una caserma di Cuneo, prima, e a Sambuco dopo. Pertanto facendo ricerche su internet ho scoperto che la caserma di Cuneo è l’“Antonio Cantore” che, all’epoca in cui prestava servizio mio nonno, si chiamava “Ferdinando di Savoia”, dove dal 1910 al 1943 ha avuto sede il 33° Reggimento Fanteria, quello di mio nonno appunto.

Caserma Cantore
La Caserma Cantore è quella evidenziata in rosso.

In questa stessa Caserma e nell’attigua “Cesare Battisti” ho trascorso un anno della mia vita, durante il quale ho avuto modo di recarmi anche a Sambuco.

21 aprile 2015

LG

PS – Le notizie sulla Guardia alla Frontiera, oltre che dai fogli matricolari, sono state attinte dal sito  http://www.vecio.it/ , nonché dal libro “La difesa dei confini – Il Generale Federico Baistrocchi e la Guardia alla Frontiera” di Massimo Ascoli edito da Bacchilega.

PS – 74 anni fa, il 21 aprile 1941, nonno Luigi venne ferito in battaglia sul fronte greco-albanese.

10 Risposte a “La Guardia alla Frontiera”

  1. Anche mio padre era nella GaF, VII settore B, mi fa piacere ritrovare chi ricorda questo Corpo.
    Cordiali Saluti.

  2. salve,
    Dagli appunti di mio padre ho trovato il nome del generale di Brigata Umberto Barberis che sembrerebbe facente parte dell Guardia alla frontiera, qualcuno mi può dare conferma?

    1. Gentile signor Mariano, ho fatto una veloce ricerca su internet e il Generale di Brigata Umberto Barberis, secondo il sito “Axis History Forum” ( a questa pagina: https://forum.axishistory.com//viewtopic.php?t=169544), risulterebbe essere stato fatto prigioniero nel 1941 a Tobruch, nell’attuale Libia, e risulterebbe essere stato “Eastern Sector Commander”, cioè “Comandante del Settore Orientale”. Quindi da questi pochi dati desumerei che sia stato proprio nella Guardia alla Frontiera. Per avere la certezza deve richiedere lo “Stato di Servizio” al Ministero della Difesa – Direzione Generale per il Personale Militare.

      1. Grazie per l’informazione.
        Mi sembra strano che su internet non si trovi altro!
        Qualcosa l’ho trovata su internet nel Libro di Paolo Savasta: “Un sogno italiano. La Libia”. (3° capitolo).
        Questo gen
        di brigata ha sostituito il Gen. Pitassi Mannella nel corso dell’assedio di Tobruk prima della cattura.

  3. grazie dell’informazione che avevo già.
    E’ strano che non si trovi altro, tranne che sul Libro di Paolo Svasta: Un Sogno Italiano. La Libia (3° Capitolo) sempre su internet.
    Questo generale di brigata ha sostiutito il gen. Pitassi Mannella nell’assedio di Tobruk prima della cattura.

  4. Ciao, mio padre, classe 1917, fu assegnato alla G.A.F. nel 1940, come sergente maggiore (chiamato alle armi nel 1939 fu prima nel 28° regg. fanteria “Pavia” a Ravenna e poi nel 12° “Casale” a Forlì). Fu inviato in Albania nel febbraio del 1941, in nave da Brindisi a Durazzo; Prese parte ad alcuni combattimenti contro i greci e rimase in Albania fino al 30 agosto del 1943, quando partì, in treno, per una licenza di 30 gg.
    Preso prigioniero dai tedeschi il 12 settembre vicino a Postumia, fu portato in un campo di prigionia in Polonia. Non so altro, le informazioni le ho avute dal foglio matricolare e dal pochissimo che mi raccontò quando ero bambino.
    Chissà, magari lui e tuo nonno Luigi si sono incrociati, di là dall’ Adriatico…
    Saluti e Buon natale

    1. Scusa se rispondo solo adesso.

      Probabilmente hanno combattuto negli stessi posti ma, purtroppo, non lo sapremo mai.

      Saluti

      Luigi

  5. …….qualcuno mi saprebbe dire cosa è successo del III Settore di Copertura Stura al termine della guerra sul fronte francese. Mio padre, che è appartenuto ad esso (lo riscontro da una foto del tempo), si ritrova successivamente sul fronte greco-albanese aggregato alla Divisione Venezia. A detta di Giuseppe Longo nella sua “G.a.F. : breve storia di un corpo dimenticato”, l’evolversi degli eventi nei vari teatri operativi di guerra contribuì alla graduale dissoluzione dell’Unità utilizzata come rincalzo per colmare i vuoti organici e funzionali del Regio Esercito. A quale Unità sarebbe stato aggregato per partire dal Piemonte e trovarsi a Brindisi ( o Bari) imbarcato per Durazzo? …ringrazio chi volesse aiutarmi nella ricostruzione o semplicemente chi ha prestato attenzione.

    1. Gianni purtroppo non so risponderti. Forse facendo una ricerca negli archivi storici dell’Esercito si potrebbe arrivare a qualcosa, ma sinceramente non saprei come cominciare.

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