Santo!

Oggi 15 ottobre 2015, in Piazza San Pietro, il Santo Padre Francesco celebrerà la Santa Messa e presiederà il rito della canonizzazione del Beato ANGELO DA ACRI.

Luca Antonio nacque ad Acri il 19 ottobre 1669, da Francesco Falcone e da Diana Errico due popolani di umili origini, ma ricchi di virtù e di pietà cristiane.

Sente il richiamo alla vita religiosa dopo l’incontro con il padre Antonio da Olivadi, un cappuccino allora famoso e apprezzato per la sua santità, che nel 1689 si era recato ad Acri per tenervi un ciclo di predicazione. Così, a diciannove anni, Luca Antonio entrò nel noviziato dei Cappuccini di Dipignano. Ma, dopo alcuni giorni rientrò in famiglia. L’8 novembre 1689 con umiltà e coraggio si ripresentò ai frati del convento di Acri e, implorandone il perdono, chiese di essere riammesso alla vita religiosa, ma anche stavolta fece ritorno a casa. Si ripresentò una terza volta, il 12 novembre 1690, dai cappuccini e, cosa che ha davvero del miracoloso, il giovane riuscì a ottenere dal ministro generale dell’Ordine la licenza necessaria per ricominciare nel convento del Belvedere di Acri l’anno di noviziato.

L’anno dopo emise i voti solenni ricevendo il nome di fra’ Angelo d’Acri. Dal 1695 al 1700 completò gli studi teologici e filosofici, nei conventi di Rossano, di Corigliano Calabro e di Cassano Jonio, e il 10 aprile 1700, giorno di Pasqua, fu ordinato sacerdote e destinato, dai superiori, al ministero della predicazione.

Fino al giorno della sua morte, percorse instancabilmente tutta la Calabria e buona parte del Regno delle Due Sicilie, predicando quaresimali, missioni popolari ed esercizi spirituali. In tutti i luoghi ove predicava, la sua presenza richiamava nelle chiese moltitudini innumerevoli di fedeli, e continuo era al suo confessionale il concorso di persone di ogni ceto e di ogni età, che egli non si stancava mai di ascoltare.

Leone XII il 18 dicembre 1825 lo proclamava beato.
Le sue sacre spoglie ora sono raccolte nel monumentale santuario innalzato in Acri tra il 1893 e 1896, ed elevato a Basilica minore da Giovanni Paolo II.

I MIRACOLI RICONOSCIUTI

(Liberamente tratti dal libro “Vita del Beato Angelo di Acri Missionario Cappuccino della provincia di Calabria Citra nel Regno di Napoli”)

Francesco Sirimarco, fanciullo di sette anni, nativo di Sant’Agata, precipitò da una scala di legno di dodici scalini, e battè col petto a terra. Passati pochi minuti buttando dalla bocca della bile, e della spuma sanguigna, mentre la madre lo teneva in piedi, ricadde come morto; giudicato tale non solo dalla madre, ma dalle genti accorse; fu quindi portato in una Chiesa vicina, dove il medico del luogo, che lo esaminò più volte diligentemente, dichiarò che non vi era speranza di vita, poiché aveva il colorito “di cadavere”, gli occhi concavi, il corpo freddo, nessun battito cardiaco. Addirittura, posta una candela accesa vicino alla bocca, la sua fiamma non venne mossa da alito alcuno. Un terziario Cappuccino, che stava facendo la questua per la Beatificazione del Padre Angelo, fu costretto dalla gente accorsa ad entrare nella Chiesa; quando vi entrò, pose sul fanciullo un’immagine del medesimo Beato, e genuflessi si cominciarono a recitare le Litanie della Santissima Vergine. Secondo i testimoni, al momento in cui fu pronunciata la frase <<Refugium peccatorum>>, Francesco aprì gli occhi, li volse intorno, e si voleva alzare, ma fu trattenuto per fino che fossero terminate le Litanie. Al termine si alzò come se nulla avesse avuto, e interrogato dalla madre, se si sentisse qualche male, rispose: <<niente, niente>>; e così vivo preso per la mano lo ricondusse a casa. Esaminato poi dal medico non trovò segno veruno della percossa ricevuta, e nel giorno medesimo lo vide, che si trastullava con altri ragazzi suoi pari, e così sano tornò a vederlo dopo molto tempo.

Il secondo miracolo approvato, è la portentosa guarigione ottenuta da Suor Maria dell’illustre famiglia Bernardo d’Acri, Terziaria di San Domenico; da otto mesi Suor Maria era tormentata da ostinata febbre, e da fiera artritide universale, soffrendo atrocissimi dolori in tutte le giunture notte, e giorno, tanto da non potersi muoversi in modo alcuno. I Medici applicarono tutti i rimedi indicati conosciuti, ma senza ottener il vantaggio sperato per l’inferma, per cui li abbandonò, e stette molto tempo senza prenderne. Suor Maria si ricordò che il Padre Angelo, parlando con essa quand’era in vita, le aveva detto di sostenerla e appoggiarla e così pregò affinché le porgesse soccorso. Rinnova più volte la preghiera. Un notte, dopo averla passata in preghiera, verso l’aurora, per la stanchezza, si addormenta. In sogno le si presenta il Padre Angelo, che le dice: <<Tu che cosa hai … sei sana.>> Suor Maria gli risponde: <<Come sono sana, se sono cionca, e non posso muovermi?>> Le soggiunse Padre Angelo: <<Vieni a visitarmi nel mio sepolcro, e sarai sana.>> La povera donna che, come detto giaceva in un letto tormentata da dolori terribili, le domanda: <<Come potrò venire essendo in tale stato?>> Ed il Padre Angelo risponde:<<Vieni presto.>> ed nel dire ciò disparve. Nella camera di Suor Maria, dormiva di notte, una monachella del terz’Ordine di San Francesco, per soccorrerla nei suoi bisogni di notte, la quale udì ciò che diceva Suor Maria rispondendo al Beato. Suor Maria, destatasi dopo la visione, volle andare al sepolcro del Beato, che si trovava nel Convento dei Cappuccini a mezzo miglio di distanza. I familiari cercarono di dissuaderla inutilmente ed alla fine acconsentirono e, sottobraccio a due robuste donne partì da casa, confidando del suo Protettore e invocandolo continuamente. Quando giunsero alla Chiesa dei Cappuccini le due donne la lasciarono vicino al Beato e dopo d’un quarto d’ora si trovò perfettamente libera da ogni male.

Un Contadino, Pietro Locco di Bisignano, assalito da gravissima febbre, accompagnata da un gran dolore di testa, e di petto, e con profondo letargo, nulla giovando, le trasfusioni di sangue, né altri medicamenti somministrati dal medico, il quale vedeva peggiorare sempre di più l’infermo. Una notte, talmente si aggravò la situazione che fu chiamato il Sacerdote per somministrargli i santi Sacramenti. Il Sacerdote vi si recò, portando con sé un pezzetto d’abito del Padre Angelo, e dopo d’aver in qualche modo con la voce scosso l’infermo lo esortò a raccomandarsi al medesimo, e gli pose sulla fronte la reliquia. La febbre e ogni altro sintomo scomparvero all’istante e dopo aver dormito tranquillo tutta la notte, la mattina seguente avrebbe voluto riprendere i suoi soliti lavori.

(Tratto integralmente dal sito www.acrinrete.info)
Tutto ha inizio nel marzo 2010. Acri è in piena campagna elettorale per le elezioni comunali. 
Poco fuori il centro abitato, in località Montagnola, un giovane, Salvatore Palumbo, a bordo
di un Quad, perde il controllo del mezzo, finisce fuori strada e va a sbattere contro un palo
della linea telefonica. Figlio di una famiglia molto conosciuta e stimata in città, impegnata
nel settore della ristorazione e del trasporto pubblico su autobus. Ai soccorsi, giunti sul 
posto dopo pochi minuti, le condizioni del giovane appaiono subito molto gravi. Ha perso 
conoscenza ed ha molte ferite. Occorre il trasporto all'Annunziata dei Cosenza in sala rianima-
zione. Lo stato di salute non migliora, anzi i medici sono tutt'altro che ottimisti. Dopo qual-
che giorno gli stessi medici comunicano ai familiari che la situazione è disperata, quasi irre-
versibile. “Solo un miracolo può salvare il giovane Salvatore”, ammettono, tra la disperazione
dei parenti che, molto religiosi, iniziano a raccogliersi in preghiera. Quindi la decisione di
rivolgersi ai Frati cappuccini, allora guidati da Padre Giovanni Loria. I familiari del giovane
chiedono di ricevere una reliquia, una richiesta avanzata spesso ai monaci, non solo dagli 
acresi, che soddisfano senza problemi. Chiedono ed ottengono il cingolo, ovvero il cordone del
saio, del Beato Angelo. Viene sistemato accanto ai macchinari che tengono in vita Salvatore. 
Il tempo passa inesorabilmente, lo stato comatoso permane ed una mattina i medici confidano ai 
genitori che non possono fare più nulla. Ed, invece, avviene la svolta. Il giorno dopo Salvatore
comincia a dare segnali di ripresa, si muove, bisbiglia e le immagini che i macchinari proiettano
sullo schermo, non sono più piatte. Salvatore migliora giorno dopo giorno, esce dallo stato di 
irreversibilità. I medici, non sanno dare spiegazioni scientifiche e gridano al miracolo. Trascor-
rono i giorni, la vita di Salvatore non è più in pericolo. Il giovane, però, ha bisogno di una 
lunga riabilitazione che avviene in un centro specializzato della regione. Nel frattempo, il cin-
golo del Beato Angelo, viene sistemato nella stanza di sua abitazione. Ora Salvatore sta benissimo.
Dopo aver superato il brutto momento, i familiari, con il supporto dei Frati cappuccini, ma soprat-
tutto di Padre Pietro Ammedola, subentrato a Padre Giovanni Loria, decidono di rivolgersi alla 
Curia. Gli organi preposti ecclesiastici, raccolgono i documenti e testimonianze. Nel marzo 2014,
inizia l’iter per verificare se si tratti o meno di un vero miracolo per intercessione del Beato
Angelo. Nell'ambiente dei Frati cappuccini, vi è stato sempre molto ottimismo e dopo due anni e 
mezzo, la Commissione medica, quella più importante, ha fugato i dubbi.

LG

 


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