Frate Umile – 4 parte.

La reputazione di Frate Umile raggiunse inevitabilmente la Santa Sede e Papa Gregorio XV, nel 1622, per mezzo del suo Nunzio Apostolico alla Real Corte di Napoli, convocò Frate Umile. Il Sommo Pontefice, dopo aver incontrato Frate Umile disse che il suo cuore non aveva mai goduto di una consolazione simile. Lo fece alloggiare nel convento di San Francesco a Ripa, ordinando ai Frati di questo convento di vigilare sulla condotta di Frate Umile. Anche questi, alla fine, constatarono le virtù di Frate Umile. Un giorno Gregorio XV, fu assalito da una infermità tale che i medici dichiararono la sua prossima scomparsa, ma Frate Umile disse chiaramente al Papa che nel giro di pochi giorni si sarebbe rimesso, e così fu. L’anno seguente i medici giudicarono leggera e passeggera l’indisposizione del Papa, al contrario di Frate Umile che gli predisse la morte, che si verificò nel mese di luglio 1623. Dopo l’elezione del nuovo Pontefice, Urbano VIII, Frate Umile ottenne dapprima il permesso di tornare a Bisignano, ma, quando giunse a Napoli dovette tornare a Roma. Nei sette anni che dimorò a Roma, Frate Umile si ammalò spesso, tollerando la malattia con pazienza e senza lamenti. Per questo, alla fine, implorò e ottenne dal Pontefice il permesso di ritirarsi nel suo convento di Bisignano.

Genuflesso nel pubblico Refettorio del Convento di San Francesco a Ripa salutò i confratelli e partì per Bisignano. Durante il viaggio fu accompagnato da pubbliche dimostrazioni d’affetto e di rispetto da parte della gente che accorreva in massa per incontrarlo. Spesso questa devozione diventava indiscreta al punto che molti gli tagliavano la tonaca il mantello.

A Salerno, anche per evitare tanto clamore, s’imbarcò per raggiungere la Calabria. Durante questo viaggio, nel Golfo di Policastro, la barca si trovò in balia di una burrasca che si placò soltanto quando Frate Umile invocò la Madonna, con le sue litanie. La nave approdò a Scalea dove Frate Umile fu accolto, al suono delle campane e allo sparo di mortaretti, dai Principi, dai Gentiluomini, dal Clero, nonché da tutto il resto della popolazione di Scalea. Da qui si diresse, passando per Paola, al Convento di Bisignano, dove fu accolto calorosamente da tutta la popolazione.

Grotta di Sant'Umile
La Grotta di Frate Umile. Immagine tratta dal sito www.bisignanoinrete.com

L’ultimo anno di vita di Frate Umile fu intrecciato da spasmi acerbi e da convulsioni penose, senza mai lamentarsi. Mai si vide accigliato o malinconico, anzi il suo volto era sempre ilare ed allegro, dicendo chiaramente di essere giunto alla fine dei suoi giorni. Spesso si trascinava alla sua amata grotta per pregare e poi a tarda ora, si ritirava nella sua cella. Un giorno i confratelli si accorsero che Frate Umile non si era, come al solito, ritirato nella cella e dopo averlo cercato in vano per tutto il convento, lo trovarono nella grotta buttato a terra tutto bagnato del proprio sudore, con gli occhi, col petto ansante, che sembrava stesse per morire. Fu riportato nella cella ove trascorse sette giorni in preda a strani contorcimenti recando spavento e terrore a chiunque l’osservasse.

Il giorno di Tutti i Santi dell’anno 1637, con meraviglia di tutto il convento e dei medici, Frate Umile si alzò e partecipò a tutte le funzioni di quel giorno. Dal giorno successivo ricadde nell’abbattimento precedente, peggiorando di giorno in giorno, fin quando il 26 di Novembre 1637 cessò di vivere. Nell’istante medesimo che spirò, Padre Ludovico Crosìa, che si trovava nel convento dei Frati Riformati di San Fili, vide una gran luce in cielo all’interno della quale vide Frate Umile festante e allegro circondato dagli Angeli dicendo che si recava in Paradiso.

Il giorno seguente il cadavere venne trasportato in Chiesa scortato da molti soldati che avevano il compito di allontanare e respingere la continua indiscrezione della popolazione che avrebbe voluto accostarsi al corpo. Il cadavere rimase esposto per tre giorni in Chiesa ove fu visitato continuamente da una folla devota.

LG


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