3 dicembre 1887, gli angeli del terremoto

Durante il terremoto del 3 dicembre 1887, come detto, Bisignano fu completamente raso al suolo e molte persone furono imprigionate dalle macerie delle proprie abitazioni.

Non essendo ancora istituita la “Protezione Civile”, furono i bisignanesi stessi che si adoperarono da subito per salvare la vita di coloro che rimasero intrappolati fra le rovine.

Alfonso Barone nel suo “studio sui danni del terremoto”, ricorda un tal Luigi Guido che

perì nel vano tentativo di salvare la vita al piccolo Giambattista Curcio.

Invece la Giunta Comunale di Bisignano, con apposite delibere, volle tributare gli onori a:

Francesco Misciasci

  • dopo la prima scossa, si riunì al Carabiniere Serafini, e andò nel Rione Santa Croce dove, sentendola gridare, penetrò fra le travi e le tegole cadute durante la scossa e estrasse sana e salva la povera Concetta Gatto.

  • Dopo di ciò, si recò nella Piazza del Paese ed insieme ai due Carabinieri Merci e Colombo, cercò di estrarre dalle macerie di una casa interamente crollata, Giovanni Vilardi, la moglie di questi ed il nipotino. I primi due erano già deceduti, mentre il loro nipotino ancora invocava soccorso. In quel momento si verificò la seconda scossa e Francesco, rimase sepolto sotto le macerie dei muri di una casa vicino che crollò. Con uno sforzo supremo, stante la modesta quantità di materiale, riuscì a liberarsi macerie e tutto insanguinato, per aver riportato una ferita alla testa, continuò, purtroppo inutilmente, la sua opera.

  • Dopo essersi medicato la ferita e continuò la sua attività di salvataggio sotto il palazzo Vita, dove ben quattro individui: Rosa Falcone, la figlia e due nipoti erano rimasti vivi sotto la rovine. Con poderosi sforzi e, non curandosi del vicino muro cadente del Palazzo Vita, aiutato dai Carabinieri e da altri, Francesco estrasse vivi tutti i quattro individui e, successivamente, riuscì a dissotterrare cinque cadaveri.

  • Continuò la sua opera per tutta la giornata ed i giorni successivi.

Giacinto Morelli

Guardia Forestale, che venne da Acri, paese in cui si trovava la Brigata Forestale, dopo la seconda scossa ed ebbe parte importante ed efficace nel prestare la sua opera di salvataggio di uomini e di masserizie, nonché alla estrazione e trasporto dei cadaveri.

Gennaro Pasturi

Nativo di Acri, abitante a Bisignano, si prestò spontaneo, non curando pericoli personali, ad estrarre dalle macerie diversi individui fra cui Amodio Mariangela, Cairo Carlotta, Amodio Costanza ed altri, tutti del quartiere San Pietro; nonché al salvataggio di moltissime masserizie.

I Reali Carabinieri

Al momento del disastro erano presenti in Bisignano solo i Caraninieri Merci, Serafini e Colombo, trovandosi il Brigadiere Pegorari con il Carabiniere Borghi alla Stazione Ferroviaria di Bisignano per ragioni di servizio.

  • I tre primi, fin dalla prima scossa, si mossero in soccorso della popolazione. Penetrarono in una casa crollata per una stretta buca, a cui si era ridotta la porta d’ingresso, ostruita dalle macerie di vari piani caduti per operare il salvataggio di una famiglia intera in quel luogo sepolta. In quell’istante si verificò la seconda terribile scossa avveniva; fu vero miracolo. Se la cavarono solo con ferite e contusioni. Ma nonostante ciò non si arresero e continuarono il pericoloso lavoro.

  • Si divisero accorrendo in tutti i punti del Paese e, senza tregua, non cessarono mai di apprestare il loro aiuto; operarono il salvataggio di Paldino Guido Umile, soldato di recente congedato, abitante nel quartiere San Pietro; nonché di una altra famiglia intera sepolta in una casa del quartiere Piano estraendone vive quattro persone e così di altre in altri quartieri della Città.

  • Il Brigadiere Pegorari e il Carabiniere Borghi, come giunsero dalla stazione in Bisignano con passo accelerato e grondanti di sudori, con ansia febbrile non appena arrivati, si misero subito in opera e, sebbene stanchi dopo una tappa di ben 16 Chilometri fatta in pochissimo tempo, lavorarono e si affaticarono per tutto il resto della giornata e la notte seguente.

Infine son degni anche di ricordo l’Appuntato Pace ed i Carabinieri Laperuta, Marinelli e Corsini che, con gran pericolo di rimanere asfissiati, si offrirono e discesero in una profonda ed antica sepoltura da cui estrassero i 20 cadaveri delle vittime, che per malvagità d’ignoti contro gli ordini dell’Autorità, erano stati gettati nella buca.


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