Frate Umile – 6 parte.

I miracoli compiuti

Negli atti dei processi apostolici sono raccolte numerose testimonianze dei prodigi compiuti dal Signore per mezzo di Frate Umile. Qui, e nei prossimi articoli, ne vengono riportati solo alcuni scelti fra quelli trascritti nel libro “Vita del Venerabile servo di Dio Frate Umile di Bisignano”.

Frate Umile
Ignoto pittore Ritratto di Frate Umile da Bisignano Dipinto su tela del XVIII secolo Bisignano – collezione privata – Archivio G. Esposito Immagine tratta dal sito http://museosantumile.weebly.com

Estasi

Per ordine del suo superiore, Frate Umile andò a visitare la sorella malata del Signor Don Salvatore Sangermano, alla quale i medici avevano preannunciato la prossima morte. Giunto vicino al suo letto, la signora gli chiese di pregare per lei: subito venne rapito in estasi grondando copioso sudore. A tal notizia, la gente accorse intorno a lui e con un fazzoletto gli asciugarono la fronte e toccando con lo stesso l’inferma, questa in quel medesimo istante guarì dalla febbre, e si rinvigorì in maniera tale che il giorno seguente si alzò dal letto e uscì di casa.

Livia di Fida portò alla Chiesa della Riforma di Bisignano un suo figlioletto di tre anni che aveva la gola tutta piena di piaghe maleodoranti, pregò il superiore di far celebrare una messa nell’altare di Maria Santissima e di chiedere a Frate Umile che pregasse per il figlio. Il superiore accondiscese a tal richiesta, imponendo a Frate Umile di servire la Messa che fece celebrare in detto altare, e di pregare la Vergine per quel povero fanciullo infermo. Durante la Messa Frate Umile venne rapito in Dio e in un’estasi profondissima si elevò da terra. Subentrò un altro frate a servire la Messa; al termine di questa Frate Umile ritornò in sé e toccandolo col cordone, l’infermo istantaneamente guarì.

A causa di una grave infermità, la Signora Donna Anna Milizia in Bisignano, era diventata quasi stolida. Frate Umile si recò a visitarla e alla sua presenza divenne estatico, e sollevato più palmi sopra il pavimento. Ritornando in sé, ella guarì dal suo malore.

Mentre si recava alla Chiesa Arcivescovile di Santa Severina, su invito di Monsignor Pisani, il Padre Antonio di Rossano, ed un altro frate, che lo accompagnavano, raccontarono che Frate Umile camminò, dal convento di Misuraca fino a Santa Severina, sempre estatico e sollevato da terra. Durante il cammino incontrarono un uomo con una piaga degenerata in fistola su una gamba, il quale, dopo essersi raccomandato alle preghiere di Frate Umile, guarì istantaneamente.

Penetra l’altrui cuore.

Mentre zappava nel giardino del convento di Cosenza in compagnia di un altro Frate  Converso suo paesano, chiamato Frate Vincenzo, venne a questi il desiderio di mangiarsi pochi fichi freschi, ma senza esternare con parole, o gesti un tal suo desiderio. Frate Umile smette quindi di zappare la terra, sale su una pianta di fico poco distante, ne raccoglie un po’, e presentandosi al suo compagno gli dice: “ecco li fichi che desideri: appaga il tuo desiderio” e proseguì il suo lavoro.

Viaggiando nella Calabria Ulteriore con un Sacerdote, a cui Frate Umile serviva come compagno, con il fine di accertarsi della di lui santità, con l’interno gli comandò, che giunto ad un certo luogo non passasse più oltre, ma si fermasse con le mani giunte avanti il petto. Raggiunto il luogo prefissato, Frate Umile si fermò con le mani giunte, senza andare oltre. Quando il Sacerdote chiese il motivo di tale comportamento, Frate Umile rispose: “Eseguo Padre, quanto comandato mi avete.”

Frate Simone di Bisignano, desiderava trovare un gran tesoro per poter costruire un magnifico convento. Non ne parlò mai con nessuno. Un giorno Frate Umile lo incontrò nel chiostro mentre era intento a questo pensiero e scherzosamente così lo riprese: “Oh paesano mio, e che bel convento che potrai fabbricare colli tesori che desideri di trovare! Oh che gran bene potrai fare alla nostra Patria!” Arrossì il povero Frate Simone, vedendosi scoperto dal nostro Frate Umile.

Nel convento di Figline, il superiore ordinò ad alcuni frati di prendere il bastone che Frate Umile teneva nelle mani mentre era estatico nel Coro della Chiesa, ma interiormente ordinò a Frate Umile che non lo lasciasse. Non riuscirono i frati a prendere il bastone fino a quando il superiore non cambiò la volontà. Solo allora Frate Umile lasciò il bastone come gli fu ordinato.

La Signora Donna Elisabetta Caro di Bisignano, chiese più volte, per mezzo di un Religioso, che Frate Umile pregasse per lei al fine di ottener la grazia di restar libera da varie infermità, che la molestavano. A tutto questo nulla rispondeva Frate Umile, contro il suo costume, tutto portato a consolare chiunque a lui ricorresse. Meravigliato da questa condotta il Religioso, gliene richiese il motivo, e Frate Umile diede questa risposta: “La Signora si è dimenticata della grazia chiesta a Dio tante volte, di essere in questo mondo sottoposta ad infermità e dolori, per iscampare l’inferno; di che si lagna adesso? Soffra, e taccia.” Riferito tutto alla medesima, arrossita in volto confessò, che tutto era vero, ma che Frate Umile non poteva saperlo che per lume superiore.

LG


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