Frate Umile – 3 parte.

Padre Giovanni Maria da Genova, Visitatore Generale, volle accertarsi delle virtù di Frate Umile recandosi al Convento di Bisignano. Qui umiliò e mortificò Frate Umile in tanti modi, lo trattò come un ipocrita e un illuso, insultandolo ogni volta che lo incontrava. Frate Umile, di contro, tollerava tutto con ilarità e tranquillità.

Una mattina Padre Giovanni Maria da Genova ordinò a Frate Umile di andare a zappare nell’orto senza sentire la messa. Obbedì immediatamente Frate Umile ma, al suono della campana che indica l’elevazione dell’Ostia, si vide estatico con la zappa in mano sollevato da terra all’altezza di un cipresso vicino a lui. Accorsero i concittadini, i frati e il Visitatore Generale e quando questo gli ordinò di riprendere a zappare, Frate Umile ubbidendo si destò e proseguì il lavoro.

Comprendendo la natura di tali prodigi il Visitatore Generale lo scelse come compagno di viaggio, conducendolo in Sicilia. Tutti i miracoli appena descritti si verificarono anche durante questo viaggio, per cui i fiumi si aprivano appena vi si avvicinava, i suoi piedi e la sua tonaca non s’imbrattavano con il fango e spesso camminava estatico con le braccia conserte.

Frate Umile in estasi.
Frate Umile in estasi accompagnato da un volo di angeli Incisione del XIX secolo (1881) di O. Persichini , su disegno di F. Monacelli. Immagine tratta dal sito http://museosantumile.weebly.com/

Durante una sosta al convento di Catanzaro Frate Umile, mentre si trovava di fronte all’immagine della Madonna sull’Altare maggiore, si elevò da terra con il volto raggiante e le braccia aperte, creando sbalordimento fra i presenti. La notizia corse veloce per tutta la città e la Chiesa si riempì, i Religiosi furono costretti, con grande fatica e stento, a rinchiudere Frate Umile, destatosi per ordine del superiore, in una cappella dotata di un robusto cancello di legno, perché la calca di gente, per quanto era devota tanto era indiscreta ed aveva iniziato a tranciargli il mantello e la tonaca. Una volta al sicuro, tutti videro che la tonaca e il mantello tornarono interi come erano prima. Questa notizia corse anche più velocemente della prima giungendo all’orecchio del Vescovo di Catanzaro, il quale inviò subito il suo vicario ad accertarsene con i propri occhi. Giunto in convento il Vicario trovò Frate Umile in estasi, e volendo verificare se tale portento fosse opera di Dio o inganno del Diavolo, decise di bruciargli le mani e i piedi con torce accese e di trafiggerlo con ferri aguzzi. Frate Umile si destò solo quando gli fu ordinato dal superiore e istantaneamente guarì dalle scottature e dalle ferite, con grossa meraviglia del Vicario che confermò trattarsi di un’opera di Dio.

Durante la traversata dello Stretto di Messina molti passeggeri della nave, che trasportava Frate Umile e il Visitatore Generale, furono assaliti da una ardente sete che non vedevano l’ora di giunger a terra per bere, visto che all’interno della nave, inaspettatamente, non vi era rimasta una goccia di acqua dolce. Udendo queste lamentele Frate Umile s’intenerì e fece riempire un grosso vaso di creta con l’acqua del mare e facendogli sopra il segno della Croce l’acqua divenne dolce e furono dissetati tutti i passeggeri, i quali appena sbarcati diffusero la notizia per tutta la città.

Fra gli altri Religiosi, che accompagnavano il Visitatore Generale, vi era un certo Frate Domenico di Cutro, il quale osservando gli applausi e la venerazione riservata a Frate Umile da ogni persona fu preso dall’invidia e quindi incominciò a deridere, screditare e calunniare in mille maniere Frate Umile, fino ad attentarne la vita. Infatti, mentre rientravano al convento di Bisignano, sostarono in quello di Nicastro. Frate Domenico attirò Frate Umile al finestrone del dormitorio superiore dove tentò di spingerlo fuori, ma prima che potesse compiere tale gesto apparvero al fianco di Frate Umile due uomini armati, visibili soltanto al persecutore, i quali incutendogli paura evitarono che l’atto si concludesse. Questi due giovani rimasero a fianco di Frate Umile sino al convento di Bisignano. Frate Umile si vendicò all’uso dei Santi, beneficandolo e recitando per esso preghiere verso Dio.

La reputazione di Frate Umile raggiunse inevitabilmente la Santa Sede e Papa Gregorio XV […]

LG


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